venerdì 24 giugno 2016

Renzi, un "Mah" ti seppellirà

Matteo Renzi e Alec Ross al Teatro Piccolo Eliseo a Roma 

"E' necessario che l'Italia diventi un paese più semplice", Renzi lo ripete in continuazione, durante incontri, conferenze stampa, presentazioni. Questa formula è diventata una sorta di leitmotiv, un tormentone. Guerra ai gufi e semplificazione: è questa la ricetta del Governo per risolvere i problemi dell'Italia.

Anche mercoledì scorso, durante la presentazione del libro "Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi venti anni" di Alec Ross, ex assistente di Hilary Clinton e grande estimatore del premier italiano, Renzi l'ha ribadito con forza, mentre, in sottofondo, Ross si è esibito in una cacofonica serenata, conclusa dicendo: "insieme alla Clinton e a Cameron, Matteo Renzi appartiene alla categoria di leader che guideranno i cittadini verso il futuro". Verso quale futuro non è dato sapersi.

sabato 11 giugno 2016

Il lavoro debilita l'uomo


Il lavoro nobilita o debilita l'uomo? Lo Stato Sociale non ha dubbi, lo debilita, lo aliena, lo priva, lo sfianca e uccide i suoi Cromosomi.

Nella discografia del gruppo bolognese è possibile rintracciare molteplici rimandi ai motivi e alle idee su cui sorse il movimento del '77. Non bisogna scavare più di tanto per intuire che i membri dello Stato Sociale siano stati affascinati dalla più importante radio libera italiana, Radio Alice, nata proprio a Bologna e fondata da "Bifo", Giancarlo Vitali, Valerio Minnella e molti altri. Proprio quest'ultimo è stato recentemente ospitato dai Wu Ming sul loro portale, Giap, per ricostruire la storia di questa Radio e celebrare i quarant'anni della prima trasmissione.

lunedì 30 maggio 2016

Papa Ciccio e la manipolazione mediatica


Negli scorsi giorni, ho dibattuto con una persona che, in preda ad un delirio nastionalista, sosteneva che sulle pareti di tutte le scuole d'Italia fosse necessario attaccare le fotografie del Presidente della Repubblica, di Garibaldi, di Cavour, di Mazzini e del papa, al fine di trasmettere gli italici valori a tutti gli studenti.

Dopo aver udito tale affermazione, ho obiettato dicendo che dal mio punto di vista le pareti scolastiche dovrebbero rimane rigorosamente vuote per garantire la laicità dell'ambiente e il rispetto della pluralità.

Al che questa persona mi ha risposto che lei non avrebbe posto sulle pareti l'immagine di un Papa perché cattolica, ma in quanto l'attuale pontefice è papa Francesco, alludendo al fatto che quest'ultimo avrebbe avviato una rivoluzione, distaccandosi completamente da tutti i pontefici precedenti.

Ho reputato necessario citare questa discussione, poiché ritengo che metta in luce il fatto che la stragrande maggioranza delle persone laiche (o presunte tali) ritiene che l'attuale papa sia, non solo estremamente buono e caritatevole, ma perfino rivoluzionario.


Se si ricercano delle informazioni sull'attuale papa (su qualunque media) difficilmente non ci si imbatterà in titoli del tipo: "Papa: Ior, pedofili, mafia, divorziati. 2 anni di rivoluzione", oppure "Francesco, il Papa rivoluzionario venuto dalla fine del mondo", e ancora "La rivoluzione gentile di Papa Francesco".

L'uso della parola "rivoluzione", anche se accompagnata dall'aggettivo "gentile" o virgolettata, rimbomba e risuona mediatamente e finisce per insinuarsi nella mente delle persone, modificando e distorcendo la loro percezione della realtà.

Il buon Ciccio, checché ne dicano i media, non è un agguerrito riformista, né tantomeno un rivoluzionario. Non lo è in primis perché papa, secondariamente perché durante il suo pontificato non è possibile rintracciare alcuna traccia di un cambiamento radicale che possa minimamente porsi come presupposto per una fantomatica rivoluzione.

Chiunque sostenga che papa Ciccio sia un rivoluzionario non ha compreso minimamente il ruolo del papa, né quello della Chiesa Cattolica. Il compito del pontefice è riproporre pedissequamente i principi e i valori del Cristianesimo, innestandoli in uno storytelling contemporaneo e al passo con i tempi. Così come un giocatore di scacchi che muove un alfiere in verticale, smette di essere tale in quanto non sta più giocando a scacchi, allo stesso modo un papa che si distacca dalla tradizione non è più un papa. Quest'ultimo scenario, inoltre, è praticamente impossibile visto che le le autorità ecclesiastiche che si riuniscono in Vaticano per eleggere il papa non hanno alcun interesse a porre sullo scranno papale un personaggio scomodo o tantomeno una persona che potrebbe stravolgere dall'interno la Chiesa, privandoli così dei loro privilegi.

Solo una persona in mala fede oppure che fa uso di pillole per dormire può affermare che papa Ciccio abbia rotto con la tradizione o prodotto un cambiamento radicale. Analizzando l'enciclica "Laudato sì", si noterà che papa Francesco richiama espressamente non solo i suoi predecessori, ma anche tutta la tradizione dottrinale della Chiesa. Si pensi, infatti, che Giovanni Paolo II è stato citato ben 22 volte, Benedetto XVI 21 volte, e ancora Paolo VI 4 volte e Giovanni XXIII 2 volte. Inoltre, se si ascoltano le conferenze stampa che il papa è solito rilasciare durante i voli di ritorno dei suo viaggi, risulterà evidente che soprattutto sul piano morale non c'è stato alcun cambiamento o ripensamento.*

Sul volo di rientro da Manila (20 gennaio 2015), alla richiesta di un giornalista di argomentare cosa fosse la colonizzazione ideologica (nominata da Bergoglio ad inizio conferenza), il papa risponde facendo un esempio: "20 anni fa, una Ministra dell'Istruzione aveva chiesto un prestito consistente per costruire delle scuole. Le hanno concesso il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro, dove si insegnava la teoria del gender. Questa è colonizzazione ideologica! [...] Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai balilla, pensate alla Gioventù hitleriana"

Sempre sullo stesso volo afferma: "Paolo VI non è stato una persona chiusa, è stato un profeta."


E poi, alla richiesta di una giornalista di chiarire cosa intendesse con la frase "Se mi insultano la mamma, io rispondo con un pugno", pronunciata in seguito all'attentato a Charlie Hebdo, Bergoglio risponde: "In teoria una reazione violenta ad una provocazione non è una cosa buona. [...] In teoria possiamo dire che abbiamo la libertà di esprimerci. Ma siamo umano e c'è la prudenza. Io non posso insultare, provocare una persona continuamente, perché rischio di ricevere un'azione non giusta. Ma è umano quello. Per questo dico che la libertà di espressione deve tener conto della realtà e perciò dico che deve essere prudente, una maniere per dire che deve essere educata".


Sul volo di ritorno dall'Africa, invece, all'osservazione di un giornalista circa la necessità di modificare la posizione della Chiesa in merito all'uso del preservativo, alla luce dell'emergenza HIV in Africa, Bergoglio risponde: "Non è questo il problema, il problema è più grande. La malnutrizione, lo sfruttamento, la schiavitù, l'assenza di acqua potabile, sono questi i problemi. [...] A me non piace scendere a riflessioni così casistiche quando la gente muore per mancanza di acqua. Quando non ci saranno più questi problemi credo che sarà lecito fare questa domanda."

Leggendo queste dichiarazioni, è evidente che papa Ciccio non abbia assolutamente preso le distanze dai pontefici precedenti, né fatto presagire un possibile ripensamento sui temi legati alla sessualità. Le aperture agli omosessuali sono sempre accompagnate da affermazioni del tipo: "Non può esserci confusione tra famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione",  in linea con quanto diceva papa Benedetto XVI, il quale aveva scritto che "un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione". Entrambi, insomma, pur invitando la comunità dei fedeli ad accogliere con rispetto gli omosessuali, dipingono questo orientamento sessuale come un fardello.

Anche per quanto riguarda la lotta alla pedofilia, papa Ciccio non ha assolutamente rivoluzionato un bel nulla. Secondo Peter Saunders, ex membro dell'organismo vaticano anti-abusi, non è stato messo in atto alcun intervento concreto, definendo la Commissione "una questione di pubbliche relazioni". A queste dichiarazione il Vaticano ha risposto sostenendo che la suddetta Commissione non è stata istituita per perseguite singolarmente i preti che si sono macchiati di abusi sessuali, bensì per trovare una soluzione generale al problema che tocca la Chiesa nel suo profondo. Di certo, i risultati raggiunti da questa Commissione non sono tali da giustificare il termine rivoluzione.

Potrei proseguire dicendo che il papa partecipa alla campagna di disinformazione della destra conservatrice circa l'inesistente "teoria gender" (vi consiglio di leggere questi due articoli per approfondire la questione: "Tutti pazzi per il gender" e "Il genere è una cosa bellissima") o che le dichiarazioni del Papa in merito all'uso del profilattico sono criminaloidi, ma rischierei di tediarvi.

Concludo ribadendo quello che ho provato a dimostrare in questo lungo post: la rivoluzione di papa Ciccio è inesistente e figlia di una manipolazione mediatica a cui il papa partecipa sicuramente con coscienza.

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*Ho deciso di prendere in esame le dichiarazioni del papa durante le conferenza stampa sui voli di ritorno dai suoi viaggi, poiché ritengo che sia il contesto più adatto per valutare se è fondato credere che papa Francesco stia rivoluzionando la Chiesa. Durante queste conferenze, le mediazioni tra i giornalisti e il pontefice sono estremamente ridotte e sono dunque dei documenti importanti per comprendere cosa papa Francesco pensi veramente in merito a molte tematiche.





giovedì 19 maggio 2016

Abbandonino i Palazzi, indossino il talare!


Dopo l'approvazione del ddl Cirinnà, nato monco e saccheggiato durante il percorso legislativo, molti sindaci, soprattutto leghisti, hanno dichiarato di non avere intenzione di celebrare le unioni civili, invocando il diritto all'obiezione di coscienza.  Questa forma di rifiuto che capillarmente si sta diffondendo in Italia merita di essere analizzata e sottoposta a una disamina.